Collingwood è il quartiere dei
fricchettoni non solo per l’Abbotsford Convent ma anche per la Sophia Mundi Steiner
School, lo Yarra Bend Park e le iniziative che organizzano al suo interno. A
mostrarmi il quartiere è un tale Holly Dance che conosco tramite Couchsurfing.
Suppongo che Holly Dance sia il suo nome d’arte, ma non gli chiedo come si
chiami veramente, anche perché dopo quel pomeriggio trascorso insieme non ci
siamo più rivisti. Dico al lavoro che avrei incontrato questo tizio contattato
tramite couchsurfing, ma loro fanno i deficienti, se esci con un ragazzo è per
andarci a letto eccetera, per quale motivo sennò? Gli dico che non so nemmeno
che faccia abbia, ti piacciano gli appuntamenti al buio allora? Provo a
spiegargli che couchsurfing.org non è un sito di incontri, ti mette in contatto
con altri viaggiatori, di solito per chiedere ospitalità per qualche notte,
oppure per conoscere qualcuno del posto che stai visitando, lieto di farti da
guida. Per quanto, se devo dirla tutta, un sacco di tipi mi hanno detto che
usano il couchsurfing per rimediare un po’ di sesso mentre altri, più
romantici, ci hanno trovato la fidanzata. Tralasciando l’ultimo punto, gli chef
non sembrano soddisfatti della mia spiegazione anche se dopo averci pensato un
po’ mi rispondono cool.
Holly Dance ha circa 45 anni e si
chiama così perché da lezioni di danza creativa (boh!) al Convent. È un tipo
piuttosto strano, non scende quasi mai dalla bici perché è caduto non so dove,
e si è fatto male al ginocchio. La sua due ruote sembra equipaggiata per la
traversata del deserto, ha un fanale grosso quanto un faro, adesivi
catarifrangenti ovunque e un grosso portapacchi coperto da un telo di plastica
che funge da bauletto. Non mi capisce bene quando parlo e ogni tanto ne sembra
infastidito. Tutto sommato è un uomo gentile e mi porta a fare una lunga
passeggiata allo Yarra Bend Park. Lo Yarra River è ancora una bisciolina, prima
di ingrossarsi attraversando Melbourne, e sfociare nella Hobson Bay.
Passeggiamo lungo la sponda, nei graziosi viottoli, dove veniamo superati da
jogger di tutte le età, raggiungiamo il Convent, e qui finalmente parcheggia la
bicicletta. C’è una specie di mensa dove si può consumare lasciando un’offerta
e dentro ci lavorano dei volontari. Sembra di essere tornati indietro negli
anni ’70: ci sono capelloni, rasta, ragazze con la coroncina di fiori in testa,
abiti consumati di seconda mano, India e Equo-solidale style. Anche in questo
caso, Holly e io siamo i più brutti di tutti, ma va bene uguale. Dopo aver
consumato una sparuta cena – preparata da Holly stesso, vegano – entriamo in
questo ex-convento occupato da artisti. Detta così magari vi immaginate un
postaccio lasciato allo stato brado con gente fumata a ogni angolo: invece è
tenuto benissimo, conserva in tutto e per tutto l’ordine e il silenzio di un
convento. Al secondo piano, mi pare, ci sono gli atelier. Credo che il tutto
sia gestito da una qualche associazione, e puoi fare domanda per tenere
lezioni, workshops, vendere le tue opere eccetera. Uno spettacolo! Insomma,
tante attività a basso costo, uno spazio a disposizione di tutti. Al Convent
c’è anche la sede dell’Associazione Illustratori Australiana. Ho fatto domanda
per aderire, mi hanno preso come Gold Member, però dovrei pagare un $ 200
all’anno, e per come sono messa, al momento è meglio di no. Poi non ha
tantissimi membri, la pagina facebook ha sui 500 I Like contro i 5.800
dell’Associazione Illustratori italiana. Ci sono gli scrittori anche, i
musicisti, e via discorrendo.
Riprendiamo il tour di
esplorazione e attraversiamo un chiostro che di notte diventa un cinema
all’aperto. E poi un palco nel parco per i concerti. Adesso è estate, è una
meraviglia andarci, purtroppo io non potrò mai perché lavoro sempre, e siccome
quando sono off sono cotta, preferisco restarmene a Brunswick, al massimo mi
sposto in CBD.
Quella che da fuori appare come
un cottage inglese di fine ‘700 è la Sophia Mundi Steiner School. Le scuole
steineriane seguono gli ideali pedagogici di Rudolf Steiner secondo cui
l’insegnamento dovrebbe provvedere a un’educazione a tutto tondo del bambino,
quindi non solo nozionistica. Nel piano di studi c’è sì la matematica, le
scienze, l’inglese eccetera ma c’è anche falegnameria, un sacco di teatro,
canto, arte, attività che permettono all’allievo di avere un’esperienza diretta
con la vita e con se stesso. Pensate che nei primi anni di scuola (dura fino 18
anni) nemmeno vengono assegnati i voti ma semplicemente compilato un quadro
della personalità e delle attitudini del ragazzino. Qui se ne volete sapere di
più: Pedagogia Waldorf.
Le scuole di Steiner sono anche
in Italia. In quella di Milano c’era andato un mio amico dell’Università, avevo
avuto un colpo di fulmine lì per lì, poi visto un giorno come si faceva
trattare dalla morosa mi era passata subito.
Grande giornata con Holly Dance,
grazie couchsurfing. Io continuo a dire che è l’ideale per conoscere bene un
posto; sì perché se ti circondi solo di backpecker, loro sono altri disperati
come te e magari la ragionano da europei eccetera, comunque, in generale, uno
del posto resta uno del posto per quanto strambo ed eccentrico possa essere.
Posso ritenermi felice. Mi stanno
capitando belle cose in questa Australia. Sto conoscendo un sacco di gente,
capisco ogni giorno qualcosa in più di questo paese; e sto apprendendo una
lingua che mette all’inizio quello che la mia mette alla fine. Se io, per
esempio, dico “è passata una donna bionda, grassa e americana”, la prima
informazione è che è passata una donna. Gli anglosassoni avrebbero detto invece
subito che era grassa. Questo non significa che gli italiani sono più educati,
anche perché l’occhio col cervello mettono insieme velocemente gruppi di
parole; ma per quel miliardesimo di miliardo di secondo di differita,
l’italiano fa prima il gioco delle ombre cinesi per svelarti i dettagli secondo
quanto più gli piace, mentre l’inglese nasconde tutto dietro un separè dal quale
qualcuno o qualcosa comincia a lanciare grosse mutande taglia XL, per scoprire
solo alla fine a chi appartenevano. Oppure, per non essere ingiusti, l’italiano
ti mette sotto il mento un bel piatto di polenta senza niente e il sugo ce lo
versano sopra dopo, l’inglese ti dice “chiudi gli occhi e apri la bocca” e tu
devi indovinare che cos’è.
Un’altra cosa che mi fa impazzire
è il genere neutro per un sacco di parole. Ecco, credo che la più crudele sia friend.
«Dove te ne vai stasera?»
«Esco con friend?»
«Ma friend chi?»
Noi italiani, lo sappiamo bene,
che di come si chiama friend non ce ne
può fregar di meno. A noi interessa se è UN friend o UNA friend. E purtroppo la questio si fa delicata quando vuoi girarci attorno
senza apparire troppo esplicito:
«Ma perché? Sarai mica geloso?»
L’ho chiesto agli inglesi e agli
australiani, e ogni volta non fanno mai una piega e ti rispondono “si capisce
dal contesto”, che in parole povere significa che non si fanno tante para a
chiederti con chi diavolo esci la sera. Troia.
Il contesto, poi. Sul forum di
Word Reference quando fai le domande e chiedi le cose, il contesto è un incubo,
non sei mai sufficientemente esaustivo. I love you lo dici a tua madre. Non perché mi sia offesa, ma
perché è vero. Potresti amarmi come una sorella, volermi un bene immenso, ma se
sei fall in love with me è
diverso, me lo devi dire, o non ti bacerò mai sulla bocca. E quando un giorno,
ormai da Sydney, scriverò a Giuliano, il messaggio non sarà “mi sa tanto che I
love you” ma “mi sa tanto che sono fall
in love with you”. Ma questa è un’altra
storia, prima di arrivarci c’è tempo.
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